mercoledì 28 gennaio 2015

Riferisce Ambrose Evans-Pritchard (con un addendum di Wolfgang Munchau)


Il giornalista inglese, firma del Telegraph ed esperto conoscitore delle cose italiane (ha vissuto alcuni anni da noi e parla la lingua) è un noto commentatore delle vicende dell’eurocrisi, con un atteggiamento fortemente critico nei confronti delle politiche di Bruxelles.

Pochi giorni ha rilasciato fa un'intervista all’interessante sito lantidiplomatico.it, dichiarando, al termine della penultima risposta, quanto segue.

“In questo periodo ci sono anche proposte interessanti che l’Italia possa sviluppare una moneta parallela all’euro – come il caso dell’Austria negli anni ‘20 in parallelo al gold standard – che permetterebbe al paese di riprendersi senza violare tecnicamente i Trattati europei. Il Ministero del Tesoro italiano ha avuto discussioni informali sulla possibilità di realizzarla e Renzi dovrebbe iniziare ad usare questi argomenti per minacciare Bruxelles, Francoforte e Berlino per l’applicazione di economie (Nota MC immagino intenda “politiche economiche”) espansive nel 2015”.

Ho contattato Evans-Pritchard via twitter, chiedendogli se si riferisse all'Appello.

La risposta testuale è stata: “Mi è stato detto che questo genere di possibilità erano una risorsa di ultima istanza se la BCE non avesse agito. L’azione c’è stata, quindi la questione passa in secondo piano, per il momento.”

Dato che l’Appello e i termini del progetto Moneta Fiscale sono arrivati a conoscenza di diversi esponenti del governo italiano e di loro consulenti, è sicuramente possibile che, effettivamente, l’Italia stia utilizzando la possibilità di introdurre una moneta parallela come leva per rafforzare la propria posizione negoziale nei confronti della BCE e della UE. Certo, se il governo italiano ritiene che il QE annunciato da Francoforte sia un’azione sufficiente, rischia di farsi delle illusioni.

Comunque le possibilità aperte sono più di una. Per esempio, ottenere maggiore flessibilità nell’applicazione dei vincoli UE – e potrebbe anche essere sufficiente un ritocco relativamente modesto, se la svalutazione dell’euro darà una grossa mano (com'è possibile).

Oppure lasciare invariati i vincoli ma introdurre la Moneta Fiscale, con l’intesa che non concorre alla determinazione dei parametri di deficit e debito (vedi punto 39, qui).

Le prossime settimane possono essere importanti, anche perché gli accadimenti greci sono potenzialmente in grado di produrre una svolta.

Nulla ancora di certo, s’intende. Ma vediamo.

E nel frattempo Wolfgang Munchau, editorialista (tedesco) del Financial Times e dello Spiegel, ipotizza anche lui, in questo articolo (qui la traduzione italiana) la valuta parallela come elemento chiave della soluzione per la Grecia – e a seguire, con ogni probabilità, anche per Portogallo, Spagna e Italia (io aggiungerei l’Irlanda e la Francia e non escluderei il Belgio).

2 commenti:

  1. gli inglesi non sopportano l'idea che possano nascere stati uniti europei dopo aver perso gli stati uniti americani per lo stesso motivo. e per giunta l'europa è pure governata dai tedeschi cioè il colmo per gli inglesi. londra non accetterà mai una vera unificazione europea. si batterà sempre contro a prescindere.

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    1. Può essere che agli inglesi l'idea non piaccia, ma la UE ci mette del suo meglio per non farla funzionare... Ammesso che ne valga la pena.

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