mercoledì 18 marzo 2015

La ripresa più annunciata della storia


Abbondano, in questi ultimi giorni, le dichiarazioni ottimistiche in merito alle azioni di politiche monetaria messe in atto dalla BCE, e rafforzate, ben s’intende, dai vantaggi prodotti dalle “riforme strutturali”, o riforme tout court per gli amici. Naturalmente la ripresa era stata prevista a inizio 2009, 2010, 2011, 2012, 2013 e 2014. Poteva fare eccezione il 2015 ?

Mi sono sforzato di spiegare, e non sono certo l’unico, che:

UNO, il QE lanciato da Draghi dà un beneficio prossimo allo zero sul rilancio della domanda aggregata, e quindi anche della produzione, dell’occupazione e dei prezzi.

DUE, se oggi c’è un alito di ripresa, è sostanzialmente da imputare alla svalutazione dell'euro e alla caduta del prezzo del petrolio e delle materie prime in genere.

Svalutazione e materie prime qualche effetto significativo lo daranno, nell’ordine forse dell’1% di miglioramento del PIL. Attenzione però: questo significa che nel 2015 la variazione del PIL reale italiano sarà, probabilmente, del più zero virgola invece che del meno zero virgola. Presentare questo come un’”uscita dalla crisi”, tenuto conto che l’Italia ha perso circa il 10% di PIL reale rispetto al 2007, si commenta da sé.

C’è anche di peggio: il dollaro non può continuare a rafforzarsi del 20% o del 30% contro euro tutti gli anni. E i prezzi delle materie prime a un certo punto invertiranno la tendenza.

Fermo restando che i benefici della svalutazione e delle materie prime sono “beggar-thy-neighbour”: in parte sono erosi, cioè, dal fatto che il dollaro forte a un certo punto rallenta gli USA, e che il calo del prezzo del petrolio mette in difficoltà i produttori – che sono paesi che assorbono esportazioni dall’Eurozona, ovviamente.

In realtà la congiuntura svalutazione / materie prime potrebbe essere un utile trampolino di accompagnamento di una ripresa vera se si accompagnasse a politiche fiscali espansive all’interno dell’Eurozona. Vale a dire, se si rottamassero il Fiscal Compact e il patto di stabilità. Ma di questo non si sta parlando per nulla, per cui temo piuttosto il rischio opposto, che si prenda cioè la presunta ripresa come alibi per forzare gli stati a riaccelerare la riduzione dei deficit pubblici. La ricetta ideale per stroncarla (la ripresa) in culla, insomma.

Per citare quanto affermava pochi giorni fa Paul Krugman, “la caduta dell’euro sembra riflettere la percezione che l’Europa (NB in realtà l’Eurozona) sia destinata a restare depressa nel lungo termine”. Aggiungo io, non solo la caduta dell’euro: anche i tassi d’interesse sui titoli di stato abbassati a livelli inverosimili (o che sarebbe sembrato tale ancora non molti mesi fa) – i bund tedeschi negativi fino a sette anni di scadenza, i BTP italiani decennali all’1,1%, eccetera. Tassi così bassi implicano che il mercato dei capitali sta ipotizzando deflazione, trappola della liquidità, depressione, disoccupazione massiccia per molti anni a venire.

Non prendetemi per un pessimista cronico, comunque. Chi segue questo blog sa che la soluzione esiste. Certo, la sua attuazione richiede un cambiamento di impostazione delle politiche economiche dell’Eurozona che, a tutti gli effetti sostanziali (e forse anche formali) dovrà passare per un autentico cambiamento di regime.

2 commenti:

  1. Bel post...non è questione di ottimismo o pessimismo è la realtà...o l'euro viene superato come forma mentis e quindi strumento concretizzato dall'ideologia folle prettamente politica e giuridica o sennò ci saranno altre manifestazioni più violente in Europa, oltre che a Francoforte...Come molti io sostengo l'idea della moneta parallela ad uso differito... anche certi esponenti di Syriza stanno stano proponendo una velvet exit...Si prenda coscienza della realtà

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  2. Purtroppo abbiamo visto che l'unico elemento in grado di incidere significativamente sulla mentalità delle persone, è il fallimento (di banche, di Aziende, ecc.) Temo quindi che debba morire Sansone con tutti i Filistei perchè questo popolo menefreghista e ottuso si svegli...

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